In questi giorni, in cui ci stiamo avvicinando al “nostro” Gran Premio, l’attenzione di tutti noi appassionati è puntata sulle emozionanti vicende del campionato del mondo di Formula uno, con l’accesa lotta tra la Ferrari e la Mc Laren e la caccia dei ferraristi, in primo luogo Felipe Massa,a Lewis Hamilton, al momento in cui scrivo ancora leader della classifica piloti.
L’interesse sta sempre più scaldandosi (questo si riflette positivamente sulla vendita di biglietti) e non c’è dubbio che sulla nostra pista vedremo un capitolo fondamentale di questa sfida per la vittoria tra costruttori e tra piloti.
La grande festa ha inizio. Ma vorrei ritornare ad una notizia apparsa sulla stampa e sulle televisioni nello scorso mese di luglio: la storica ditta MMG di Gavirate, in provinciadiVarese, attiva dal 1947, ha definitivamente chiuso i battenti. Il titolare della fabbrica che produce minuterie metalliche,Franco Miccoli,ha perso la causa intentatagli da un vicino di casa, Gianfranco Soldani, per i rumori provocati dai macchinari della ditta. La sentenza, corredata da una richiesta danni di circa 80 mila euro, ha dato ragione al vicino dopo un braccio di ferro giudiziario durato quattro anni, che colpisceanche i 28 dipendenti della MMG,ora senza lavoro.A quanto riferisce il titolare della MMG, le emissioni sonore prodotte dalle oltre settanta macchine della ditta sarebbero tutte in regola e sotto la soglia dei 50 decibel previsti dalla legge.
A “sforare” i limiti della normativa, fissati in tre decibel, sarebbe invece la differenza di rumore prodotto dai macchinariquando sono in funzione rispetto a quando invece sono spenti. Questo ha fatto sì che il giudice del tribunaledi Varese, richiamandosi all’articolo 844 del Codice Civile e soprattutto al primo comma dove si fa riferimento alla normale tollerabilità dei rumori, abbia pronunciato la sentenza che, di fatto, ha decretato la morte dell’azienda, e nonostante che il secondo comma di quell’articolo precisi che “ nell’applicare questa norma, l’autorità giudiziaria contemperare le esigenze della produzione con le ragioni della proprietà tener conto della priorità di un determinato uso”. Evidentemente, per questo giudice la priorità era la presunta non tollerabilità dei rumori (una definizione abbastanza soggettiva) e non il posto di lavoro di 28 persone, e questo nonostante che le emissioni rumorose rientrassero nei valori previsti dalla normativa.Questo fatto testimonia la grandissima importanza, non solo per il nostro Autodromo ma anche per tutte le aziende grandi e piccole che sfidano la concorrenza internazionale e tengono alto ilnome del Made in Italy, della proposta di legge presentata dalla nostra associazione nel convegno del 29 marzo scorso,tesa ad armonizzare le disposizioni del citato articolo del codice civile con quelle della legge sul rumore e ad evitare che,se un’attività rientra nei parametri stabiliti, sia soggetta a sanzioni di qualsiasi genere. La nuova legislatura nazionaleè partita da pochi mesi e, in questo periodo, ci sono state priorità più urgenti, tanto che la proposta di legge ancora nonha avviato il suo iter. Il nostro impegno è quello di fare sempre più sensibilizzazione presso i parlamentari di ogni schieramento, soprattutto quelli eletti nella nostra zona, affinché si giunga al più presto possibile a varare la legge, per la tranquillità di tutti quelli che operano a beneficio di tutta quanta l’Italia.