Ho vaghi ricordi di quella tarda primavera; in quell’anno, allora ancora bambino, le notizie importanti che arrivavano dal telegiornale mi scivolavano addosso e non ho ricordo di come fosse cominciata la rivoluzione culturale in Cina o dell’inizio dell’intervento militare Americano in Vietnam.Ricordo più vivamente il juke box del bar continuamente attivo sul successo musicale del momento, che incantava i ragazzi più grandi, “The sound of silence “ il commovente e crepuscolare pezzo sulla incomunicabilità magistralmente interpretato da Simon & Garfulkel, mentre il mio futuro maestro componeva una canzone polemica in sintonia con i momenti che stava vivendo la società Italiana. “Dio è morto” cantava e la censura intervenne pesantemente radiando la canzone da ogni tipo di trasmissione televisiva. Naturalmente poi…
con il tempo Guccini viene riabilitato e riconosciuta la sua immensa ed inarrivabile vena poetica. Mentre Noi più acerbi ascoltatori avevamo più nelle orecchie il sempre verde Bobby Solo con la Sua “Se piangi se ridi “ . Nelle sale cinematografiche però tutti insieme in coda per lo splendido “Il dottor Zivago” o per lo
spaghetti Western “Per qualche dollaro in più “ o per l’invincibile “ Agente 007 Thunderball- operazione
tuono”. Ma la mia vera priorità allora erano il gioco in oratorio con gli amici, che però spesso veniva
interrotto spontaneamente appena un rombo di tuono proveniva dal contiguo muro di recinzione del
Parco. Dopo pochi minuti eccoci tutti sul terrapieno all’inizio del curvone per costatare cosa girasse in pista
sul “ nostro “ Autodromo. Sul circuito di Monza quel giorno la novità consisteva in una simulazione di prova
per l’imminente 24 ore in calendario per il mese successivo sull’altrettanto storico circuito di Le Mans. La
squadra ufficiale Ferrari aveva organizzato una simulazione con il prototipo P3 di 4 litri di cilindrata ed una
potenza di 400 HP. Il direttore sportivo Eugenio Dragoni aveva impostato la prova come fosse veramente la
gara con la partenza similare alle 4 del pomeriggio come Le Mans per verificare ed affiatare i componenti
degli equipaggi. Due le squadre programmate, ai piloti ufficiali
Surtees, Bandini , Scarfiotti, Pedro Rodriguez si volevano testare anche la “ nouvelle vague “ nuovi giovani piloti tricolori promettenti. Una opportunità fondamentale per la loro successiva carriera da sfruttare nel migliore dei modi. Dopo svariati passaggi, noi ragazzi, venuta l’ora di rientrare a casa per i compiti e lo studio abbandonammo la nostra postazione. In serata però restammo gelati da una drammatica notizia data dal tanto bistrattato e trascurato telegiornale. Proprio all’inizio della curva Biassono, nostro abituale osservatorio, si era consumata la tragedia. Sapemmo poi da amici più grandi che erano a curiosare ai box che dopo circa 4 ore dalla partenza del test , dopo un rifornimento e cambio pilota al primo giro di questo turno , il giovane pilota Italiano alla prima esperienza su queste potenti vetture, però con alle spalle una passata esperienza nei competitivi campionati di F3 e F2 e Gran Turismo, tanto da meritare pienamente questa convocazione della squadra ufficiale Ferrari.
A questo primo giro lanciato si potè udire la cambiata dalla quinta alla quarta, manovra necessaria perché si montavano rapporti più alti come richiedevano i rettilinei più lunghi, allora, di Le Mans. Dopo quella cambiata si sentì un boato poi il silenzio calò sul curvone di Biassono. In fondo al rettilineo la Ferrari P3 era in fiamme , rovesciata ed il povero pilota incastrato sotto nel posto guida. Dopo più di un’ora con l’aiuto di 2 cisterne d’acqua accorse dai box con i soccorritori si spensero le fiamme. Raddrizzata la vettura si vide con orrore ciò che rimaneva del corpo di questo ventenne giovane promessa del motorismo nazionale.
Questi sono gli eroi della mia infanzia, impressi indelebilmente nel cuore di noi appassionati e vogliamo
trasmettere il ricordo alle nuove generazioni. Non dimenticare, non lasciarli cadere nell’oblio è imperativo e dovere per chi ama il motorsport come noi Amici dell’Autodromo e del Parco.
Ecco come venne ricordato al tempo questo sfortunato pilota:
Bruno è caduto sul campo di battaglia da buon soldato,
per quella battaglia che aveva fortemente voluto
e che fino alla fatale sorte aveva combattuto con successo.
Ha fatto quello che ha fatto con l’audacia
dirompente dei suoi magnifici vent’anni
ma con la matura mente di un uomo saggio.
La sua non è stata una sciocca infatuazione
Ma un qualcosa che gli era dettato dalla sua forte
Combattiva natura e le mete raggiunte avevano
Pienamente giustificato la sua scelta.
Era ai primi posti nella sua battaglia come lo
Sarebbe stato in guerra o in una rivoluzione.
La famiglia ha subito una perdita immensa
Ma tutti abbiamo perso qualcosa perché in questo
Pavido mondo si è ancor più assottigliata
La schiera di coloro che non hanno paura.
Sopra il nostro dolore prenderà sempre
Più luminoso risalto il senso di alta poesia
Che fu in quella sua vocazione, in quella sua scelta
Giovanile di una vita eroica di un puro egoismo.
Anche Enzo Ferrari, di solito sempre distaccato e freddo nei giudizi sui propri piloti volle dedicare
insolitamente questo scritto:
RICORDO DI BRUNO
Era una normale prova prevista dall’impegno più importante dell’anno, la corsa della 24 Ore di Le Mans, che io ho sempre definito « la corsa della verità “, ed eravamo a Monza. Il collaudo, così come era stato fatto l’anno scorso sulla pista dell’Alfa Romeo a Balocco, consiste nel sottoporre una vettura ad una
prova ininterrotta di 24 ore: la vettura si ferma soltanto per i rifornimenti e i piloti si alternano alla guida, allenandosi e perfezionandosi in quella «fusione” col mezzo meccanico che ho sempre ritenuto elemento fondamentale per risultati validi.
C’era nel box un’atmosfera di calma, di scanzonata noia per la routine che si stava svolgendo. Unica
preoccupazione: le condizioni del tempo, che facevano presagire una nottata burrascosa, pesante per chi
avrebbe dovuto “tirare” fino alle 8 del mattino successivo. Si fermò De Adamich, la vettura fece
rifornimento. Ingoiò 140 litri di carburante. Dragoni cercò Baghetti, ma Baghetti non era pronto. Fu allora
che il ragazzo si sentì battere su una spalla. In un attimo indossò il casco, scivolò al posto di
guida, mise in moto, salutò con un cenno, via. Si allontanò così da noi, trepido e festoso, e andò a
incrociare il suo destino.
Non lo conoscevo a fondo; gli ho parlato tre volte, e non ci fu mai tempo per una vera conversazione. Ma Dragoni mi parlava spesso di Lui; dagli altri ne conoscevo la passione, il temperamento, la capacità, le
possibilità, la fine educazione.
Era venuto a Maranello con Biscaldi, poco tempo prima, all’indomani cioè di quel comunicato stampa che annunciava. il suo invito alle prove di Le Mans, come Biscaldi, come Baghetti. Mi voleva ringraziare. Quel giorno non lo vidi; evitai di riceverlo perché intuivo lo stato d’animo di quel momento per averlo vissuto
anch’io, tanti anni fa. Sapevo di quale cumulo di sentimenti diversi era prigioniero; commozione, gratitudine, esaltazione: non volevo accrescere niente di quanto era già in Lui. Non volevo che provasse soggezione, né che si impegnasse con nessuna parola, sulle ali dell’ entusiasmo, per future clamorose
imprese, quasi ad anticipare la fiducia che era stata posta in Lui. Conoscevo tutto questo: io ho vissuto questi momenti.
Preferii apparire scortesemente occupato pur di non esaltarlo, così come mi ero montato io a suo tempo, in un modo che a me parve bello e terribile insieme, e tanto intenso che pensai nessuno avrebbe mai provato un’emozione simile. Non sapevo, allora, che tale passione è connaturata allo spirito umano e quando esplode è più forte della vita stessa, è più forte della morte.
Era una normale prova, ma interessava dal punto di vista tecnico perchè vincere a Le Mans significa affermare una volontà di lavoro, premiare un anno di fatiche, di esperienze, di studi; significa dare un senso al sacrificio di chi si è perso in questo tribolato cammino verso il progresso, alla luce pura di
quel sole che si chiama Sport. Andai a Monza e mi tenni lontano dal box. Non volevo creare con la mia presenza imbarazzo negli uomini e nei piloti in particolare. Ho sempre avuto questo senso di attenzione nell’evitare uno stato di soggezione in chi deve invece agire in assoluta disinvolta libertà, senza
sentirsi « guardato », Il ragazzo venne a salutarmi e mi mostrò il suo casco nuovo: lo aveva acquistato
per il suo grande giorno, quello – mi disse – che stava coronando il suo sogno. Lo salutai sorridendo e mi allontanai. Passai l’intero pomeriggio con Marcello Sabbatini, che mi raccontava le sue recenti esperienze romane, ma seguivo da lontano le operazioni del box e quando, trascorso il momento di ogni passaggio, non udivo il suono del motore, inviavo Gozzi a prendere notizie.
Era sì una prova, ma troppo importante per noi e sapevo che se non avessimo potuto portarla a termine, se non avessimo potuto “vedere” la macchina durante le 24 ore, le conseguenze sarebbero potute diventare di estrema incertezza per gli interessi vitali che legano il risultato di Le Mans alle dimensioni di una Casa come la nostra.
Le ore scorrevano. Al box le operazioni di sempre: gomme, benzina, ammortizzatori, pastiglie dei freni, cambio di pilota e via …
Venne la notizia che De Adamich girava benino; dopo poco udii la macchina ripartire e passare sei volte, poi silenzio.
In fondo al rettilineo, dopo la torre Fiat, prima della curva delle querce, un bagliore di tramonto d’estate in una malinconica primavera.
Seppi esattamente, dopo, che staccando per passare dalla quinta marcia in quarta, gli stop si erano accesi; sul terreno le nere pennellate di una frenata sbordante sul prato, poi nel bosco la fine.
Caro Bruno, sedendoti su quella macchina che aveva nutrito i sogni tuoi più belli della adolescenza, ti eri sentito felice, e così iniziasti l’ultima esaltante corsa al superamento umano. Il giorno in cui ci dovessimo convincere che questi supremi sacrifici hanno avuto per sola meta il progresso tecnico, quello sarebbe un triste giorno. Altri ideali illuminano e sorreggono la nostra vita, i nostri sforzi, i nostri slanci! La tua è stata una felicità di allucinante brevità e noi ti ricorderemo come una pura e luminosa meteora. La legge della vita ci ha insegnato. che noi dobbiamo pagare per ogni e qualsiasi conquista un esoso prezzo.
Bruno il destino ha preteso da te troppo e troppo presto
Enzo Ferrari