Era il 1977 e questo manifesto aveva tappezzato la città di Monza e comuni limitrofi, artefice un gruppo
di amici dalle provenienze più disparate con in comune il sacro fuoco della passione per i motori.
Era tempo, seppure a malincuore, di distogliere in parte l’ attenzione dalle attività motoristiche in pista
per cercare di dare una mano nell’ intricata situazione politica in cui era invischiato l’autodromo.
L’impianto era da tempo sottoposto ad attacchi di movimenti pseudo naturalistici che ne contestavano la presenza nel parco. “Le auto e le moto da competizione inquinano con i gas di scarico e minano l’esistenza del patrimonio arboreo”, era l’accusa più ricorrente. Stupidità che si commentano da sole. Ancora oggi l’autodromo, che occupa un settimo di tutto il parco, è la parte meglio conservata anche dal punto di vista arboreo. Le amministrazioni comunali proprietarie del parco, Monza e Milano, a ogni scadenza di contratto di affitto, subivano ricatti di ogni genere da questi estremisti del verde ponendo in essere un veto allo sviluppo che un impianto di questo genere deve avere per essere al vertice. Si osteggiava al taglio di poche piante, nella maggioranza robinie, in cambio di una ripiantumazione tripla o quadrupla di essenze pregiate in altra parte dell’autodromo o del parco.
Lo scontro era nel non voler accettare che un impianto del valore storico e monumentale potesse
adeguarsi agli standard di sicurezza richiesti come per tutte le piste del mondo. Si è sempre stati
costretti a battaglie di retroguardia per decenni. Monza – Autodromo, si – no invece di concentrare gli sforzi su Autodromo – come. Armonia e buon senso.
L’Autodromo esiste dal 1922, e si deve sviluppare in armonia nel contesto di salvaguardia del parco. Accettare l’idea che l’ambiente non si salva mummificandolo. La pianta, come ogni specie esistente, nasce invecchia e muore; all’ esigenza si può tagliare e sostituire con un’altra.
Fossero state accettate le proposte di un tempo avremmo un patrimonio arboreo più forte e pregiato, invece ci si precipita a chiudere i cancelli del parco quando le giornate sono ventose: troppe piante sono malate e sono un pericolo per l’incolumità della gente. . Il paradosso è che l’Autodromo ha rischiato di implodere su se stesso, dopo aver attraversato il secolo scorso passando indenne dagli attacchi dei movimenti ambientalisti sorti negli anni 70 .
Proprio questi movimenti non devono essere dimenticati e richiamati alle loro responsabilità per la montagna di sciocchezze che si volevano accreditare per lo smantellamento della pista di Monza . A distanza di tempo, che è sempre galantuomo, il messaggi ambientalista-animalista si è dimostrato “ fondato su una falsificazione sistematica della realtà. Il catastrofismo di questi pseudo ambientalisti è una lobby informale, una macchina che si autoalimenta con pregiudizi, rozzi slogan e fabbrica di disinformazione . Il fondamentalismo dei verdi che accusa tutti di distruggere il pianeta è fondato su un’egemonia solo ideologica, sempre e comunque un soggetto precario e rissoso, fortemente condizionato da pregiudizi, la protesta dà visibilità procura posti, sono dirigisti in economia, fautori solo di divieti, ostili alle innovazioni tecnologici, sono contro le democrazie occidentali . Quando si ammassano rifiuti sulle strade e nelle discariche abusive e gli ambientalisti si battono contro gli inceneritori, quando inventano pericoli inesistenti come l’elettrosmog o spaventano la gente con presunti e mai dimostrati di rischi sanitari degli OGM. Quando si annunciano catastrofi, tolgono credibilità alle denunce serie affogando nel calderone dei no global”.
Ma come mai la nostra società si fa fortemente influenzare da questi gruppi pseudo naturalistici sorti alla fine degli anni sessanta? Una spiegazione può essere che proprio da quegli anni incominciò il progressivo spopolamento delle campagne, il boom economico passava dalla trasformazione della economia in prettamente industriale con la formazione di agglomerati cittadini in progressione costante. La gente si è allontanata dalla cultura rurale dei propri avi finendo fortemente influenzata dalle nuove esigenza di vita cittadina.” Esiste una mentalità metropolitana artificiale , farcita di tecnologia e dominata dalle proprie leggi . è un mondo che parla ossessivamente di determinati argomenti, che manda continuamente messaggi che servono alla propria artificiosa sussistenza. Quando poi si ritorna a gettare lo sguardo alla natura lo si fa portandosi appresso convinzioni maturate all’interno di quel contesto cittadino , convinzioni che poco hanno a che fare con il contatto diretto con la natura. E l’informazione carente non fa che creare lacune che sono voragini a cui l’individuo deve sopperire con gli unici strumenti che ha a
disposizione e che sono appunto i pregiudizi.”
L’invocazione , l’auspicio , la speranza, forse infondata ma da non abbandonare mai, è di un ritorno
alla consapevolezza. Una superiore presa di coscienza che permetta di elevarsi ad un livello superiore per potere raggiungere la conoscenza assoluta in senso spirituale.” Ragione e passione siano timone e vela della nostra anima vagante”. La soluzione per un mondo incamminato su una strada sbagliata è tornare alla sapienza e ai valori dei nostri antenati o predecessori, ad una cultura rurale più vicina ai valori tradizionali dei nostri trisavoli, infatti sono loro che quasi un secolo fa hanno ideato e costruito il mito della pista di Monza.
“Il timore, il dolore, la collera sono emozioni naturali per le bestie, per gli uomini, persino per gli Dei. Ma l’uomo si sforza di superarle mediante il ragionamento che è il migliore e più efficace rimedio contro il male che sia stato dato ai mortali”. Da questi presupposti e congetture, da questa filosofia di pensiero è
nata: L’ASSOCIAZIONE SPORTIVA AMICI dell’AUTODROMO e del PARCO sorta per erigersi a baluardo, a punto di riferimento per tutti gli sportivi e non, che riconoscono nella pista di Monza un patrimonio di valore storico e culturale di livello mondiale. Scopo dell’Associazione è quindi la conservazione e la difesa dell’Autodromo Nazionale di Monza nel contesto naturale del parco, nonché la promozione e la diffusione dello sport in generale, la conservazione e lo sviluppo dei relativi impianti nel rispetto dell’ambiente naturale.
Per il raggiungimento di questo fine, l’Associazione si è dotata di strumenti d’informazione: il nostro
periodico Monzasprint ed il presente sito web. E’ inoltre promotrice di mostre, sfilate di auto e moto d’epoca, di dibattiti ed incontri, ponendosi come interlocutore sempre disponibile in qualsiasi sede. Particolare attenzione poniamo anche alle persone disabili su sedia a rotelle, ai quali è destinato il parterre nella nostra tribuna alla variante Ascari nei giorni di gara di F1 e, speriamo presto ancora la SBK, su prenotazione fino a esaurimento posti.
Il patrimonio sociale è costituito dal versamento delle quote associative annuali.
Grazie anche alla nostra paziente mediazione fra potere sportivo, economico e politico, l’Autodromo naviga in acque più tranquille e può guardare al futuro con sufficiente ottimismo.
Senza mai però abbassare la guardia, anche se la storia ha insegnato che a mettersi contro l’Autodromo, dopo le momentanee luci della ribalta e effimera notorietà, si è destinati a scontrarsi con una opinione pubblica nella stragrande maggioranza da sempre favorevole alla permanenza della pista di Monza.
Ecco ci rivolgiamo a questa opinione pubblica che ci segue con affetto, agli sportivi, ai simpatizzanti: iscrivetevi all’ASSOCIAZIONE SPORTIVA dell’AUTODROMO e del PARCO di MONZA, l’autodromo ha bisogno di amici. Sulla pista di Monza sono state scritte pagine fondamentali ed epiche della storia dell’automobilismo e del motociclismo mondiale. I migliori piloti, le auto e moto più famose hanno creato una leggenda irripetibile dal 1922 ai giorni nostri.
Facciamo che questo sia per sempre.
da Luigi Monguzzi